Tipi da Ziggy’s: Luca Vullo

Documentarista, regista, attore, performer: non è possibile ingabbiare il nostro Tipo da Ziggy’s in una definizione univoca. Luca Vullo è un artista, ma soprattutto è un italiano, anzi un siciliano Doc. E dato che il lavoro nel Belpaese scarseggia da molti anni, lui ha deciso di emigrare a Londra, e si è inventato un mestiere, che è amore puro per la sua terra di origine. Sì, perché insegna la gestualità italiana agli stranieri e lo fa con La voce del corpo.

E adesso la parola a Luca.

Puoi scrivere la tua storia come fosse il soggetto per uno spettacolo?

Beh in parte l’ho già fatto. Il mio spettacolo LA VOCE DEL CORPO è una sorta di concentrato romanzato in chiave autoironica di tutto quello che mi è successo da 6 anni a questa parte; proprio dall’anno di realizzazione del documentario con lo stesso titolo che racconta la gestualità del popolo siciliano.

Successivamente mi trasferii a Londra e proprio in quella città, con la mia caparbietà e grande determinazione, ho trasformato questo documentario in un successo cross-mediale che mi ha visto protagonista in diversi ambienti artistici, culturali e formativi.

Iniziai subito la collaborazione con il National Theatre di Londra come coach di gestualità siciliana per gli attori che preparavano Liolà di Pirandello. Successivamente fui invitato come esperto in un programma della BBC 2 e dopo un’intervista uscita sul The Guardian fui contattato dalle Università Inglesi per fare dei corsi di gestualità agli studenti che studiavano italiano.

Da quel momento la mia vita è veramente cambiata e iniziai a fare corsi anche intensivi (fino a 6 settimane) nei più importanti college inglesi, europei ma anche oltreoceano in America e Australia.

A quel punto dalla formazione linguistica e culturale iniziai a ricevere inviti come esperto in convegni scientifici per parlare di comunicazione non verbale tra psicologia, psichiatria e intelligenza emotiva.

Nel frattempo cominciai a fare spettacoli di stand up comedy in vari  locali soprattutto all’estero ma anche in Italia riscuotendo un buon successo di pubblico che mi ha spinto a scriverne uno spettacolo teatrale.

Adesso collaboro con diversi  magazine dove curo mie rubriche su questo tema.

Insomma credo che la mia storia si presti molto bene anche per un racconto cinematografico e stiamo lavorando anche su quello.  www.lavocedelcorpo.com.

Nel Belpaese l’immigrazione è un tema molto forte in questo momento storico, tu invece hai messo in luce l’altra faccia della medaglia: il fenomeno dell’emigrazione degli italiani all’estero, nel Regno Unito, nel tuo caso. Proprio in questo contesto si colloca il tuo documentario “INFLUX”.  Racconta la sua genesi.

Il primo approfondimento sull’emigrazione italiana all’estero mi ha portato a realizzare nel 2008 il documentario DALLO ZOLFO AL CARBONE, il mio primo successo cinematografico che racconta l’esodo italiano nelle miniere di carbone in Belgio a seguito del Patto Italo Belga del 1946.
All’epoca vivevo e studiavo Bologna e di certo era anche quella un’emigrazione ma interna, dato che sono siciliano.

Nel 2013 mi trasferii a Londra e lì iniziò il mio vero percorso di migrante 2.0.

Non era nei miei piani realizzare un altro documentario sull’emigrazione italiana ma dopo essermi reso conto che ero uno dei tantissimi italiani che stava infittendo la comunità italiana a Londra facendola divenire la più numerosa al mondo in termini di iscrizione all’AIRE, ho sentito l’esigenza documentaristica  di raccontare cosa stava succedendo in UK, ma anche l’emorragia umana che stava subendo il nostro bel paese. www.influxlondon.com.

La tua esperienza come formatore gestuale: hai lavorato sia in Europa, che negli Usa. Hai utilizzato differenti approcci a seconda del Paese e della lingua madre, oppure il codice gestuale è risultato universalmente valido per tutti?

Ogni paese ha un suo specifico codice gestuale legato alla propria cultura e alla sua storia, ma è vero che esiste un codice di comunicazione non verbale legato alle emozioni primarie che si può considerare universale.

Quando insegno la gestualità italiana nei diversi paesi inevitabilmente utilizzo approcci diversi per connettermi meglio con il popolo di quella parte di mondo cercando di evitare il più possibile di cadere nella trappola degli errori interculturali.

Qual è il gesto italiano più frainteso dagli stranieri?

Il classico gesto con la mano chiusa a carciofo che usiamo per dire che cosa vuoi o cosa stai dicendo (o tante altre cose) viene spesso identificato come gesto per dire vai a quel paese.

Progetti in partenza? Hai sempre la valigia pronta tu!

La mia casa è fatta di due valigie e uno zaino. Sono sempre in movimento e ne sono felice. Il mio lavoro è la mia vita e la mia vita è il mio lavoro che amo con tutto me stesso. In partenza tantissimi progetti tra cinema, teatro, musica, formazione etc. Seguitemi su www.lucavullo.com e ne vedrete delle belle!

E ora gustiamoci il trailer del suo spettacolo.

Grazie Luca, torna a trovarci presto!

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