Esperimento XX

Esperimento ironico e dai toni caricaturali, senza offesa signori maschietti.

Per fortuna gli uomini non sono tutti così, forse. 🙂

tacchi-spillo

Quella mattina ero veramente indecisa su cosa indossare, che dilemma atroce. L’odore di caffè mi riportò improvvisamente alla realtà, dovevo correre, era tardissimo, così misi il primo paio di jeans che trovai sulla sedia e la mia t-shirt nera tutta stropicciata. Caffè amaro, sigaretta e sgommare.  Un’altra giornata schifosa per portare a casa la pagnotta, sì, perché con lo stipendio che prendevo, giusto che poco più di un pezzo di pane potevo comprare.

culo “Eppure – mi ripetevo nel mio viaggio in metro guardando i cartelloni pubblicitari invasi da donne in mutande – siamo circondati costantemente da corpi nudi e quasi non ce ne accorgiamo, basta accendere la tv ed ecco il macello umano”. Era già l’ora di scendere, correre, salire scale, altro caffè, sigaretta, salutare colleghi, scrivere, disegnare, bicchiere d’acqua, controllare le e-mail, ancora scrivere, leggere, conteggiare, disegnare, un sorriso al postino e finalmente sigaretta e uscire. Quella sera decisi di concedermi un aperitivo prima di tornare a casa, me ne andai da sola, in un locale nuovo, fuori dal mio quartiere. Mi misi seduta in un angolo sorseggiando un bicchiere di rosso: era il punto perfetto per osservare tutta la scena.

La mia attenzione fu attirata da un pittoresco gruppo di persone. C’erano due ragazze in minigonna inguinale con canotta prevedibilmente scollata e tacchi a spillo. Le due avevano movenze raffinate, su questo niente da di dire. Attorno a loro 3 uomini in giacca e cravatta, sulla cinquantina, letteralmente rapiti dalle fanciulle, o meglio, dalle loro grazie. Il volto di uno di loro mi sembrava familiare, così abbassai istintivamente lo sguardo. Ecco che ebbi una folgorazione: dovevo metterli alla prova,  di certo non avrei cambiato il mondo, ma volevo farlo per me stessa. Non ero mai stata esattamente la più popolare a scuola e all’università e di questo non me ne poteva fregare di meno. Non che fossi brutta, solo che non davo al mio aspetto fisico molta importanza. Andai a letto con quel pensiero fisso, l’indomani sarebbe stato il primo giorno del mio speciale test empirico sul valore di un corpo femminile nudo e sugli effetti direttamente proporzionali che esso induce nell’essere umano di sesso maschile. Roba da far impallidire la più accanita femminista, qualcosa che mi meravigliai anche io di aver potuto concepire. Se non altro, avrei avuto del materiale su cui scrivere o semplicemente ridere con le amiche. Il mio esperimento sarebbe durato 5 giorni, da lunedì al venerdì, settimana lavorativa intensa. Avrei coinvolto qualunque uomo fosse intervenuto sul mio cammino e lo avesse in qualche modo incrociato.

1° giorno: maglioncino nero, corto e aderente, gonna al ginocchio, francesina con tacco 7, femminile ma non troppo. A lavoro quasi non mi riconobbero, il mio collega buttò uno sguardo sotto la scrivania, tanto per non dare nell’occhio, cominciavo a prenderci gusto, ma mi dissi che era l’ora di agire. Prima vittima: il postino. Quel giorno dovevo inviare qualcosa come 10 raccomandate e decisi che lo avrebbe fatto lui per me. “Senti caro non è che potresti farmi il favore di spedirle tu? Guarda quanto lavoro ho da fare?! Risposta razionale del postino: “Signorina non è mio compito, mi scusi ma proprio non posso’’. Scostai con leggerezza le gambe dalla scrivania, guardandolo negli occhi accavallai le gambe, sfiorandomi i capelli e infine toccandomi le ginocchia: ‘’Ti prego, ti prometto che sarà la prima e l’ultima volta, dai aiutami!” Lui arrossì : ‘’Dai dammele, ma non dirlo a nessuno!’’ ‘’Non ti preoccupare sarà il nostro piccolo segreto’’, dissi ammiccando. Mi sembrò di essere come la protagonista di un film trash italiano anni settanta, eppure era tutto così attuale. Primo giorno: 1 a 0 per le cosce.

2° giorno: maglia con scollo a v, seno moderatamente in vista, gonna al ginocchio, decolté con tacco 10, una femmina coi fiocchi. La mia vittima sarebbe stato un tassista. ‘’Via Oberdan, grazie’’, dissi sbottonandomi il cappotto. Vidi lo sguardo del tassista guardarmi di sfuggita col sorriso sulle labbra. Qualche parola sul tempo e sulle temperature, come da buoni estranei ed eccoci arrivati. ‘’Sono 10 euro signorina’’. Frugai nel borsello ed esclamai con aria imbarazzata: ‘’Come faccio ho solo 5 euro, oddio che impiccio!’’. Il tassista scocciato: ‘’Signorina, come facciamo, io non posso, voglio ciò che mi spetta!’’ Io, guardandolo con occhi da cerbiatto e sporgendomi in avanti, dissi: ‘’Via signore, faccia uno strappo per una giovane ragazza, faccio tardi a lavoro!’’ L’uomo rimase ipnotizzato dal mio seno: ‘’Vada via di corsa signorina prima che cambi idea!’’.  Secondo giorno: 1 a 0 per le tette.


3° giorno:
maglia con profondo scollo, seno bene in vista, minigonna corta, cosce in mostra, decolté rosso tacco 12, una femme fatale. Vittima del terzo esperimento: il mio capo-ufficio, noto donnaiolo. ‘’Ciao Marco, ti dovrei parlare un attimo’’. ‘’Adesso ho da fare Viola, ripassa più tardi grazie’’ Poi alzò gli occhi e mi vide, abbassò la cornetta del telefono: ‘’La richiamo più tardi dottore, arrivederci’’. ‘’Viola, che piacere, quasi non ti riconoscevo, dimmi’’ ‘’Sai  – dissi sedendomi voluttuosamente sulla sua poltroncina in eco-pelle nera e accavallando le mie gambe – riguardo al progetto per quel centro congressi, mi daresti ancora una settimana per prepararlo?’’ ‘’Viola, cara, la consegna sarà venerdì, ero stato chiaro in merito’’. ‘’Marco, dai sono sempre stata puntuale con le scadenze, fai una piccola eccezione stavolta,, e colpo di grazia: piegai il corpo in avanti, sciolsi i capelli e mi toccai distrattamente la bocca. ‘’Voglio il progetto sulla mia scrivania al massimo mercoledì prossimo alle 9, chiaro’’. ‘’Certo Marco, grazie mille, sapevo che mi avresti aiutata’’. Terzo giorno: 2 a zero per cosce e tette e 100 a zero per me, che avevo guadagnato quasi un’altra settimana per finire il lavoro, per unire l’utile al dilettevole insomma.

4° giorno: ancora centimetri di stoffa in meno, ancora vittime perdenti di fronte al mio corpo seminudo, ero ormai rassegnata. Possibile che fosse così facile corrompere gli uomini? Eppure era la triste realtà. Volevo fortemente sbagliarmi, ma una sensazione angosciante annebbiava i miei pensieri.

schiena-nuda5° giorno: abito nero di seta con scollatura profonda davanti e dietro, lungo fino alle caviglie, spacco inguinale, tacco a spillo di vernice nera, 12 cm, rossetto rosso e eyeliner steso ad arte, ciglia lunghissime, una pin-up d’altri tempi. Decido di effettuare il mio test in notturna, per una variazione sul tema. Discoteca Liquid, fila chilometrica, se non sei in lista non entri mai. Tutti tipi giusti cool, sempre up-to-date, con quel look trasandato ad arte che fa tanto figo: roba da vomito. Andai dritta verso il buttafuori all’entrata, un tipo magro, occhi scuri, con una camicia nera scolorita, pantalone di pelle super-aderente, proprio un gran bel tipo. Mi piaceva, dimenticai per un attimo il mio test, ma mi dovevo concentrare, ancora una vittima e il mio esperimento sarebbe stato concluso, i miei amati jeans e la mia t-shirt stropicciata mi aspettavano ansiosi. ‘’Scusa, ciao, senti non sono in lista, ma dentro lavora una mia amica, al bar, potresti farmi entrare?’’ Chiesi inumidendomi bene la bocca laccata di rosso. ‘’Mi dispiace, ma sei non sei in lista, non puoi entrare, questa è la regola’’. Rispose il tipo in nero. ‘’Dai ti prego, solo per questa volta’’ esclamai lanciandogli uno sguardo nero come ebano e seni splendenti sotto la luna. ‘’No, dai non posso, sarà per la prossima volta’’. Decisi allora di essere più convincente, mi avvicinai al suo orecchio e con voce sensuale: ‘’Dai caro, se mi fai entrare ti do il mio numero!’’ E lui: ‘’Basta ora mi hai scocciato, ti ho detto di no, allontanati forza!’’ Mi lasciai sfuggire un “Evvai, finalmente!’’

Il bel buttafuori mi guardò male, poi gli si avvicinò il proprietario, Raul, che, senza preoccuparsi troppo di essere visto, dette una bella palpata al sederino marmoreo del fanciullo, il quale ricambiò l’attenzione con un bacio appassionato sulla sua bocca baffuta.

E pensare che c’ero quasi riuscita.

 

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