Questo appuntamento è dedicato all’editore, traduttore e scrittore toscano Gordiano Lupi, figura importante del panorama culturale italiano. Una storia di grandi passioni: tra letteratura, cinema e viaggi.
Ecco cosa ci ha raccontato.
Qual è stato il primo romanzo che hai scritto? Quanto è cambiata da allora la tua sensibilità di scrittore?
Il primo vero romanzo che ho scritto è un horror sociale: Il mistero di Incrucijada, che risale al 1998, editore Prospettiva.
Riletto oggi – è ancora in catalogo del Foglio nel volume Orrori tropicali – insieme a mia figlia, mi sembra scritto da un altro, ma non per questo lo rinnego. Ero io nel 1998. E devo dire che non era scritto per niente male, anzi! Magari avessi ancora la voglia d’inventare trame e di scrivere narrativa di genere.
Adesso che ho scritto il mio vero, unico romanzo (Calcio e acciaio, 2014 – Acar) non riesco più scrivere narrativa di ampio respiro. Passerà anche questa, c’è di peggio. E la letteratura italiana non ne soffrirà.
Piombino e Cuba: cosa rappresentano per il tuo immaginario artistico e le tue esperienze di vita?
Ho scritto un sacco di libri dedicati a Piombino e Cuba. In fondo sono due grandi storie d’amore e io non riesco a scrivere che di cose che amo. Amare non vuol dire non vedere i difetti e non criticare. Tutt’altro! Cuba l’ho attraversata in lungo e in largo, metaforicamente: ho tradotto i suoi migliori scrittori, ho inventato racconti e romanzi, ho scritto di musica e di santeria, persino di politica (ed era meglio non farlo). Piombino idem: racconti, romanzi, ricette, leggende, storia… Adesso sta per uscire Il cielo sopra Piombino, un documentario letterario girato da Stefano Simone, su miei testi. Mi mancava soltanto quello. E poi un documentario su Cuba, se me lo lasceranno fare.
Cosa significa essere editore oggi? Com’è mutato il mercato editoriale in questi ultimi 10 anni?
Io ci sono dentro dal 1999, prima con la rivista, poi con la casa editrice nata nel 2003. Per quel che posso dirti anche nel decennio precedente le cose non andavano meglio. Non so quale sia il cancro peggiore tra editoria a pagamento e grande editoria che non fa il suo mestiere ma pubblica oggetti, prodotti commerciali, cose che non hanno niente a che vedere con la letteratura. In fondo ti dirò che non me ne importa niente, né della prima né della seconda, forse ho raggiunto l’atarassia, come diceva qualcuno, ma sono contento di essermi ritagliato un angolo editoriale dove coltivare le mie passioni insieme ad altri malati come me. Tanto mi basta.
Uno scrittore del passato che avresti voluto conoscere.
Moltissimi, tra gli italiani di certo Pasolini. Ma uno più di tutti mi ha influenzato ed è cubano: Guillermo Cabrera Infante, morto a Londra di setticemia alcuni anni fa. Avrei potuto anche conoscerlo, come è accaduto con Zoé Valdés e Felix Luis Viera, ma non ho fatto in tempo. Ho tradotto un suo romanzo postumo per Minimum Fax (La ninfa incostante) e la sua frase proustiana: “Se vivere di ricordi fa morire in fretta, vivere con i ricordi è bellissimo, ti riempie il cuore di una struggente felicità”, mi è rimasta attaccata come una seconda pelle.”
Come nasce la tua grande passione per il cinema?
Colpa di mia nonna e del Cinema Sempione. Il mio primo film in sala è stato Satiricosissimo, con Franco & Ciccio – c’era pure la Fenech ma al tempo non m’interessava – e forse per questo ho voluto dedicare un libro alla coppia comica siciliana (Soprassediamo), ma è sempre in quella sala di terza visione che ho conosciuto il peplum, l’horror italiano, lo spaghetti western, la commedia. La mia passione per il cinema – leitmotiv
che riguarda un po’ tutte le cose della mia vita – riguarda solo il cinema italiano e dal 1998 anche al cinema cubano, rigorosamente in lingua originale (ci sono dei veri capolavori ispirati a nuovelle vague e al nostro neorealismo). Questo non significa che non guardi anche altre cinematografie, ma non sono un tuttologo e il mio interesse critico si ferma alle cose che amo e che conosco bene.
Progetti futuri? Cos’hai chiuso nel cassetto?
Potrà sembrare strano, ma nonostante la gran mole di cose edite ho molti lavori nel cassetto e tanti progetti da ultimare. Prima di tutto due libri di cinema già pronti, uno su Laura Antonelli (con Roberto Poppi) e l’altro su Daniela Giordano (scritto a quattro mani con l’ex Miss Italia), ma in fieri ci sono anche un testo sul lacrima movie, uno sulla saga di Pierino e uno sulla commedia sexy (uscirà per Sensoinverso). In questo momento sto lavorando su Pupi Avati, con la collaborazione del regista, al suo cinema minimalista. E poi c’è il documentario su Piombino in uscita; ci sono tante traduzioni: Nicolas Guillén, Juana Borrero… tutta poesia cubana. Ultimo progetto edito è il libro Pasta e cinema, un lavoro a quattro mani con lo scrittore Patrizio Avella.
Pasta e Cinema! Non solo, possiamo dire che un piatto di pasta è entrato prima nella letteratura e poi nel cinema offrendo il tema per molti capolavori… E come dice il grande regista Fellini: La vita è una combinazione di magia e di pasta…!