Per questo nuovo appuntamento di Scrittura a tu per tu per tu è tornato a trovarci Francesco Mencacci, responsabile didattico della Scuola Carver di Livorno, oltre che docente del Corso Base di Lettura e Scrittura Creativa con pluriennale esperienza alle spalle.
Gli ho chiesto come costruire personaggi credibili per le nostre storie.
Personaggio o trama?
Rispondo come non si dovrebbe, e cioè con un’altra domanda: quando prendiamo la penna in mano viene prima il personaggio o la trama? Due secoli di letterati annoiati a dissertarne amabilmente, adagiati su comodi sofà di posti come il Gabinetto Vieusseux.
Marzullo direbbe “la domanda è mal posta” e mi viene a mente che a Capossela una volta, in una famosa intervista, chiesero se per le sue canzoni venissero prima la musica o le parole e lui, senza colpo ferire, rispose: “viene prima l’idea”, e guardate che l’idea mica possiamo stare ad aspettarla, o a cercarla in maniera ossessiva, è un inatteso “singhiozzo” creativo, una cosa sfuggevole intravista con gli angoli degli occhi, magari mentre siamo dal verduraio.
Lo dice pure Patrizia Valduga, che ancora si ricorda quel suo particolare momento di estenuante blocco creativo, e di come all’improvviso si sbloccò, cominciando a parlare in endecasillabi con il macellaio sotto casa.
Come quando Roberto Cotroneo racconta che il suo bel romanzo Otranto nacque dal semplice ricordo di una vacanza fatta anni prima, e della luce abbacinante sui muri bianchi di quella città. Nessun personaggio e nessuna trama, solo un’idea che nascondeva in sé un’emozione forte provata dallo scrittore in un determinato momento della sua vita, ed è su quell’emozione che lui lavorerà.
Ma insomma, dovendo sbilanciarmi, per come la vedo io un personaggio viene prima di ogni storia. È comunque una voce, un volto di cui conosciamo (o crediamo di conoscere) le vicende, una figura incrociata per caso, persino, come dice Camilla Baresani, “un barbone seduto sui gradoni di una chiesa a cui decidiamo di dare ascolto”. Ed è dettagliandone aspetti psicologici e relazionali, ambizioni e conflittualità, che spesso la storia prende corpo, un modo come un altro per dire che le schede personaggio aiutano, aiutano eccome.
Così, Don Chisciotte e Emma Bovary, Anna Karenina, Leopold Bloom, Zeno Cosini e lo scarafaggio di Kafka, Humbert Humbert e Limonov sono il punto di partenza e di arrivo dei grandi romanzi che li contengono.
La costruzione del personaggio
Uno scrittore “vede” il personaggio, lo pedina e lo tormenta, lo pungola con le spine di un conflitto esterno (o dilemma interiore) da risolvere, e ne scrive fino al punto da conoscere di lui (o di lei) anche ciò che deciderà di non raccontare.
La costruzione del personaggio detta così sembrerebbe un po’ un lavoro ossessivo, complesso e avventuroso, un lavoro che a volte dura tutta una vita, come un corpo a corpo infinito e senza esclusione di colpi rubato a I Duellanti di Conrad.
Di nuovo, come si costruisce un buon personaggio, ricordando che occorre distinguere tra un carattere di finzione o un protagonista reale di una biografia romanzata? Domanda difficile, a cui ogni scrittore potrebbe dare una risposta, la sua personale, quindi posso solo dire quale scrittore, secondo me, l’ha saputo fare in maniera convincente.
Comprate e leggetevi subito un libro: Questa vita tuttavia mi pesa molto, di Edgardo Franzosini, storia indimenticabile del vero Rembrandt Bugatti, scultore, fratello dell’imprenditore milanese dell’automobile e creatore dell’elefantino danzante, simbolo della Bugatti Royale, l’automobile dei re. Basterebbe il titolo per correre in libreria: io mi struggo solo a scriverlo, figuriamoci a leggerne. Le parole sono importanti, e credo che quel tuttavia Franzosini lo abbia per l’appunto “pesato” molto, una parola icastica che parrebbe descrivere un mondo di amarezze, di zainetti carichi di rimpianti, e mi viene a mente l’ultima riga de La principessa sposa di Goldman, quando dice “La vita non è giusta, è appena più decente della morte. Tutto qui”.
Personaggio malinconico e depresso, Bugatti è una specie di maledetto e impenitente romantico, controverso, irrisolto, solitario fino alla misantropia, roso dai dubbi e capace di trovare requie solo nella contemplazione assorta del mondo animale negli zoo di Parigi e Anversa, oppure nel suo lavoro da scultore, per dare forma, e volto, e dimensione, alle stesse malinconie che sembra cogliere negli animali.
Franzosini nei suoi libri spesso fa questo: cerca e trova un personaggio semi-ordinario, un quasi-perfetto sconosciuto lambito dalla gloria, e lo fa frugando nelle pieghe di esistenze minori della Storia, esistenze forse poco fortunate, ma interessantissime perché per qualche feroce scherzo del destino non sono diventate memorabili. Bastava un capello per avere diritto ad un capitolo intero sui libri di storia, o sui cataloghi d’arte di mezzo mondo, e di barlumi di grande genialità, nelle loro vite, ce ne sarebbe stato da vendere. Franzosini sembra il paladino discreto de Gli Sfiorati, ne scrive una specie di apologia romanzata e compie il miracolo, restituendo loro, con una lingua visionaria, lieve e ironica, quella luce che gli spettava, quella notorietà che gli era sfuggita.
Cosa fare per rendere credibile e soprattutto interessante un personaggio?
Tra le tante cose, proviamo a fare quello che faceva Franzosini: scaviamo dentro alla Storia, o dentro al nostro quotidiano, e scoviamo vite che non sono la nostra (per parafrasare Carrère) magari di personaggi toccati di sfuggita dalla fama, a cui decidiamo di cucire addosso una storia. Quella delle loro vite colpevolmente dimenticate.
Consigli di lettura by Ziggy’s Cafè

Repertorio dei matti della città di Livorno, edito dalla casa editrice milanese Marcos y Marcos.
Paolo Nori, scrittore e traduttore di fama nazionale, ha ideato questo stage, con il supporto di Marcos y Marcos, e lo ha già proposto in numerose città italiane, ognuna con il suo Repertorio dei Matti.
Dice Nori: “A me piace il fatto che questo corso, pur assicurando la pubblicazione (si fa una specie di libro collettivo) tolga di mezzo la questione della personalità degli esordienti che è una questione spesso complicata, e mi sembra anche bello il fatto che si possano fare dei libri pieni di storie minime e memorabili delle città in cui viviamo, storie di gente originale, e che i partecipanti per un po’ siano trasformati in cronisti medievali della contemporaneità”.
E d’altra parte la grandissima Alda Merini diceva che “anche la follia merita i suoi applausi”, e il comico statunitense Leopold Fechtner ci scherzava su: “in questo modo hai da essere pazzo, sennò impazzisci”.
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