Il protagonista dell’appuntamento di aprile è il giovane scrittore fiorentino Stefano Rossi. Ti ho già parlato di lui nella recensione del suo romanzo 24 ore.
Se ti piacciono le tinte forti, i ritmi sincopati e i personaggi grotteschi, allora sei nel posto giusto. Mettiti comodo e accendi le casse: come colonna sonora per la tua lettura ci vedrei bene quella di Pulp Fiction o Natural Born Killers, e credo proprio che Stefano sia d’accordo con me.
C’era una volta un bambino che amava leggere. Perché uno scrittore è prima di tutto un lettore. Qual è la tua storia?
Credo che iniziare con C’era una volta…sia la cosa più giusta per raccontare la mia storia, perché mi piace pensare che sia come una favola. Sono nato e cresciuto tra i libri. Quasi tutta la mia famiglia lavora nel settore di libri usati. Mio nonno, insieme a suo fratello, sono stati solo i primi di una lunga schiera di venditori ambulanti usciti dal ramo della nostra famiglia. E questo ha fatto di me un divoratore accanito di storie su carta. Per quanto riguarda il passo dalla lettura alla scrittura, è stato praticamente involontario. Quel desiderio si è animato dentro di me da solo. Improvvisamente. Un attimo prima ero lì che leggevo, e l’attimo dopo tamburellavo sulla tastiera di una vecchia Olivetti, seguendo semplicemente il mio istinto e fregandomene della tecnica base, delle regole scolastiche, di ogni cosa. C’eravamo solo io e la mia storia. Tutto il resto erano solo innocui dettagli. E, come capita nella storia di Pinocchio del Collodi (che da un falegname nasce un burattino vivente), da una famiglia di librai è venuto alla luce uno scribacchino, un sognatore cronico sostenuto dai fili indistruttibile della propria fantasia.
In Italia la forma narrativa del racconto è sempre stata considerata, a torto, secondaria. Cosa ne pensi?
Il racconto. Che Dio benedica il racconto breve o lungo che sia. E’ una forma narrativa spesso sottovalutata, ma molto potente e non affato semplice da scrivere. Me ne sono accorto soprattutto quest’anno, quando ho buttato giù “Non profanate Mary Westmacoot”, un racconto di appena otto mila caratteri spazi inclusi per il concorso letterario horror/erotico Scheletri 2016, dove mi sono classificato al secondo posto. Il racconto aiuta moltissimo nella formazione iniziale, ed è un buon allenamento nei periodi di Stop! Non ne ho scritti moltissimi se devo essere sincero, anche se con alcuni di essi sono riuscito a vincere qualche concorso. Personalmente ritengo sia più difficile scrivere un buon racconto che un discreto romanzo.
La tua prima esperienza con la scrittura di un romanzo. Ci hai creduto fin da subito o è stato un parto doloroso?
Come dicevo poco fa, il parto è stato improvviso e inaspettato, ma naturale e piacevole. Il mio flusso di coscienza, il mio magma creativo è scoppiato come una bomba ad orologeria e in poco più di una giornata ho tirato fuori 24ore. La storia ruota intorno ad una valigetta 24ore che si aprirà scadute ventiquattro ore. Tra l’altro, scrivendo il primo romanzo, ho notato una cosa molto curiosa: nessuna città reale era adatta a fare da sfondo alle mie storie, a contenere le mie idee e la mia fantasia. Così ho creato Never City. Una sorta di Las Vegas della follia umana, dove i suoi abitanti vivono nell’anarchia incontrollata delle loro vite bordeline. Una città che sarà presente in quasi tutti i miei romanzi e racconti. Una città dove può succedere di tutto.
I tuoi autori preferiti e come hanno influenzato la tua scrittura.
Essendo un mangia-storie non ho proprio un’autore preferito. Ne ho centinaia, di scrittori che adoro. Ma quelli che mi hanno maggiormente influenzato sono senza alcun’ombra di dubbio: R. L. Stine, Bukowski, Kerouac, Stephen King e Joe Lansdale. Al momento potrei metterci anche Joe Hill e Dean Koontz.
Il tuo libro di battaglia?
Non ce l’ho. Ma al momento mi viene voglia di consigliarvi questi tre libri:
1) La trilogia del Drive-In. Joe R. Lansdale.
2) I vermi conquistatori. Brian Keene.
3) Sulla strada. Jack Kerouac.
Cosa brucia nel forno? Insomma progetti futuri?
Tanti biscottini rosso sangue, ma per adesso mi godo il nuovo romanzo appena uscito: “Foot Food”.
Poi, tralasciando questo e una nuova edizione di “Necro-Mortosis” (il mio secondo romanzo, fuori catalogo ma presto ri-edito) sarò presente in alcune antologie di racconti che non tarderò a pubblicizzare sul gruppo facebook di Never City.
Tra l’altro, rimanendo in tema e in città, presto uscirà una raccolta di racconti. Il titolo dell’antologia sarà “Strisciano sull’asfalto”. Undici racconti scritti da unidici scrittori (compreso il sottoscritto) tra i migliori della narrativa indipendente, i più idonei a scrivere di Never City.
Senza contare che la mia mente bacata sta ideando due nuove storie sempre a Never City. La prima s’intitola “Errate Corrige”. Un viaggio in acido nella mia fantascienza contorta. La seconda è “Motor Dead”. Racconta di un motociclista che, al galoppo di una vecchia Harley Davidson, guida sulla Mont Larson Road, in direzione di Never City, portando con sé un terribile maledizione. E’ costretto a viaggiare rimanendo sulla sua moto fermandosi sporadicamente, perché ogni volta che lo fa invecchia fino a morire. E quando taglia la gola ad un componente degli Psycho Chrome le cose non andranno affatto a migliorare…
Ah, ovviamente non conto le storie fuori, da Never city.
Grazie Stefano, ci vediamo a Never City. 🙂