Come si scrive un racconto giallo?

Questo mese, per il consueto appuntamento con “Scrittura a tu per tu”, è tornata a trovarci la scrittrice toscana Maila Meini, già nostra ospite per l’approfondimento sul tema della poesia.

E’ entrata nel vivo della materia con chiarezza, passione e originalità. Oggi parliamo di un genere ben definito.

Come si scrive un racconto giallo?

come scrivere racconto giallo

Breve storia del genere

Il romanzo poliziesco nasce ufficialmente nel 1841: in quell’anno infatti Edgar Allan Poe pubblicò sulla rivista “Graham’s Magazine” il racconto I delitti della Rue Morgue, il primo racconto che mette in scena un’indagine poliziesca che ha il compito di smascherare i responsabili di un delitto. Il protagonista, il cavaliere Auguste Dupin, francese dal fertile ingegno, diviene così il capostipite di una fitta schiera di investigatori che giunge fino ai nostri giorni.
Il suo erede più diretto è senza dubbio Sherlock Holmes, che vede la luce negli ultimi anni dell’800, grazie alla penna dell’inglese Arthur Conan Doyle, e che resta a tutt’oggi nell’immaginario collettivo, grazie ad alcuni tratti caratteristici dell’abbigliamento (il cappellino, la lente di ingrandimento …), il prototipo dell’investigatore geniale, capace di deduzioni incredibili e minuziose grazie a una logica ferrea e rigorosa.
Dagli inizi del Novecento la letteratura poliziesca ha un’enorme diffusione, sbarcando anche in America, dove si afferma un tipo di romanzo costruito sugli ingredienti realistici del ricatto e della sopraffazione, con un linguaggio crudo, ricco di espressioni gergali. In questo filone l’azione prevale sul crimine. Maestri del genere sono Dashiell Hammet e Raymond Chandler.
In Europa gli autori di romanzi polizieschi acquistano un’enorme popolarità; basterà citare Agata Christie, con i suoi due investigatori, Ercule Poirot e Miss Marple, Edgar Wallace, Ellery Queen, e S. S. Van Dine fra i classici.
Elementi innovativi nel genere vengono introdotti in Francia da Georges Simenon, a partire dagli anni Trenta: il suo commissario Maigret è infatti un nuovo tipo di investigatore, che non ha nulla della scientificità dei colleghi anglosassoni, ma è dotato di grande umanità e di un potere intuitivo che gli permette di immedesimarsi nell’ambiente in cui il delitto è stato commesso.
In Italia fino agli anni Ottanta non è esistita una vera e propria scuola del giallo: ricordiamo Fruttero e Lucentini, Renato Olivieri. Va però ricordato che nel poliziesco si sono cimentati anche alcuni scrittori come Dino Buzzati, Carlo Emilio Gadda, Leonardo Sciascia, Umberto Eco, che hanno così contribuito a valorizzare il genere che oggi vanta numerosissimi autori.

Fra gli stranieri, in rigoroso ordine alfabetico, ricordo alcuni dei miei preferiti: Adler-Olsen Jussi,  Beckett Simon, Berkeley Anthony, Billingham Mark, Chattam Maxime, Child Lincoln, Coben Harlan, Connelly Michael; fra gli italiani: Astori Cristiana, Bertuzzi Francesca, Camilleri Andrea, Carrisi Donato, Comastri Montanari Danila. E fermiamoci alle prime lettere.

L’origine del nome

Il giallo, cioè un romanzo o un racconto poliziesco, viene così chiamato in Italia, e solo in Italia, per il colore delle copertine della collezione dei “Gialli Mondadori”, che fecero conoscere questo genere a un gran numero di lettori del nostro Paese, e che ancora oggi sono venduti in edicola. Il inglese il giallo si chiama mistery, in Francia noir.

Le caratteristiche del genere

Di solito in un romanzo o racconto giallo viene commesso un delitto di cui non si conosce il colpevole: l’eroe del giallo, il detective, attraverso un’indagine minuziosa, usando al massimo il suo fiuto, il suo intuito, le sue capacità di deduzione, riuscirà alla fine a individuarlo e arrestarlo, riparando così all’ingiustizia commessa.

In scena ci sono dunque essenziamente tre personaggi e un avvenimento fondamentale: la vittima, il delinquente che commette un reato, l’investigatore che fa giustizia, e un delitto, generalmente, ma non sempre, un omicidio.

Il giallo-enigma e il giallo d’azione

Si possono individuare in linea di massima due tipi di giallo:
•    il giallo-enigma
•    il giallo d’azione
Il giallo-enigma, nato nella seconda metà dell’Ottocento, ha avuto come padri fondatori scrittori come Poe e Conan Doyle. Esso si snoda come percorso di risoluzione di un mistero, di solito un crimine. Il lettore viene posto davanti a un problema da risolvere come se fosse lui stesso l’investigatore alla ricerca della verità. L’autore, in genere, fornisce degli indizi utili per risolvere l’intrigo, ma non troppo scopertamente e solo poco per volta. Il lettore, condotto per mano dal narratore, si lascia trasportare nel vivo della storia, si identifica con il detective e cerca, prima del finale, di arrivare con la propria intelligenza alla soluzione dell’enigma.
Il giallo d’azione – o Thriller (dall’inglese to thrill, “rabbrividire”) – nasce in America negli anni Venti del Novecento, con Hammett e Chandler. I personaggi fondamentali del genere rimangono, ma viene data importanza più che alla soluzione logica del mistero, alle avventure e alle peripezie che il detectivedeve affrontare per risolverlo. Le indagini si fanno più pericolose, più rischiose e più che la logica enigmistica sono importanti l’astuzia, il coraggio, le doti fisiche e la capacità di superare ostacoli. La pistola diventa la “fedele compagna” del detective.

Investigatori come eroi

Nei gialli classici la figura centrale e predominante è quella del detective, eroe spesso solitario, in perenne lotta contro il crimine per ristabilire la giustizia.

Questo personaggio viene costruito con estrema cura; spesso va oltre il confine di un singolo libro e diventa protagonista di una serie di romanzi. Per fare solo alcuni esempi di grandi figure di questo tipo, oltre a Sherlock Holmes, Poirot, Miss Marple e Maigret  già citati, ricordiamo alcuni più recenti quali il commissario Montalbano di Camilleri, Temperance Brennan, l’antropologa di Kathy Reichs, le donne del club degli omicidi di James Patterson, e chi più ne ha, più ne metta.

Tutti questi personaggi sembrano quasi vivere di vita propria: a loro si affezionano i lettori che attendono con passione nuove avventure. Può addirittura capitare, come successe a Conan Doyle con Sherlock Holmes: la decisione dell’autore di far morire il suo eroe suscitò nel pubblico tali e tante proteste, da costringere lo scrittore a far rivivere il suo personaggio in nuove storie. “Misery non deve morire” di Stephen King, dunque non ha poi molto di inventato.

Le tecniche narrative

L’intreccio del giallo utilizza due meccanismi fondamentali:
•    la suspense
•    il depistage

La suspense è un meccanismo, utilizzato largamente anche nel racconto d’avventura, che suscita e stimola l’attenzione del lettore; si basa sull’attesa di un avvenimento, del compimento di un’azione, della risoluzione di un enigma a cui il lettore è preparato, ma che viene di proposito rinviato dall’autore. Fatti nuovi, improvvise svolte nel corso della storia, indizi misteriosi tengono il lettore in sospeso, riaccendono la sua curiosità e il suo interesse per come la storia andrà a finire.
Il depistage è un modo di raccontare intrecciando storie e avvenimenti, in modo che la vicenda centrale, quella del delitto, venga tenuta nascosta fino alla soluzione finale.

La “filosofia” del giallo

Nel giallo classico, come abbiamo detto, la soluzione dell’enigma ristabilisce l’ordine turbato dal delitto iniziale.

Tuttavia, nei gialli più recenti, le indagini non finiscono sempre così bene: l’investigatore, a volte, non riesce a risolvere il caso; oppure risolve il caso, ma per qualche ragione decide di non affidare il colpevole alla giustizia; in qualche romanzo, accade anche che il lettore, alla fine della storia, scopra che il colpevole è il detective stesso.

Il giallo classico rispecchiava la fiducia, tipica della mentalità ottocentesca, nella ragione, nella scienza, nell’intelligenza umana.

I gialli più moderni, invece, esprimono una visione più problematica della realtà:
•    la realtà appare complessa, e la ragione è solo uno degli strumenti di cui possiamo servirci per comprenderla; il bene e il male non appaiono più così nettamente contrapposti: il detective non è più un eroe perfetto e infallibile, può manifestare debolezze, esitazioni, cedimenti, e in qualche caso può perfino uscire sconfitto dalla lotta.
•    L’ordine della realtà è anche fragile: una volta sconvolto da un delitto, esso non potrà più essere ricostruito; la punizione del colpevole non annulla il dolore delle vittime, spesso il colpevole è a sua volta una vittima.

Come si vede il giallo non è semplicemente un genere di intrattenimento: esso infatti ci fornisce interessanti spunti per riflettere sulla complessità del mondo.

 

Alla prossima,
Maila Meini

2 thoughts on “Come si scrive un racconto giallo?

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