Smuoviti, aziona il cervello, le mani, le orecchie! Qualche riga, un grido nero su bianco per scoprire l’importanza dell’etica punk del DO IT YOURSELF (DIY); un modo per rapportarsi al quotidiano, uno stile di vita, oggi come ieri, necessario per sopravvivere alla carenza di un’identità culturale propria, personale. Dalle fanzines ai blog, la comunicazione della controcultura giovanile a cavallo tra Novecento e anni Zero.
Parlare di DIY significa conoscere l’essenza del punk. Punk come genere musicale che trae le proprie radici dal rock&roll, come reazione al business senza limiti delle grandi case discografiche; nasce negli Stati Uniti a partire dall’inizio degli anni Settanta ed ha come roccaforti le città di New York e Los Angeles, per poi diffondersi nel nostro continente attraverso la fondamentale esperienza inglese.
Tra le prime punk band sono da ricordare senza dubbio i newyorkesi Ramones e gli inglesi Clash e i Sex Pistols, a torto considerati come i padri del punk, in realtà lo rendono un fenomeno più popolare e, in totale contrasto con la filosofia punk dell’autoproduzione musicale, ottennero un contratto con le major EMI e Virgin.
Gli accordi basilari della musica punk erano tre: scarni, diretti e sufficienti per esprimere la rabbia e la voglia di ribellione che trovò terreno fertile nella Gran Bretagna e nell’Europa della crisi economica degli anni Settanta e Ottanta.
Una reazione al controllo delle case discografiche, dei mass media; azioni che portano all’autoproduzione, all’autogestione, alla diffusione indipendente di tutto il materiale artistico del fenomeno punk; un’attitudine che si può tradurre con lo slogan DO IT YOURSELF, fattelo da solo, in sostanza. I padri dell’etica DIY possono essere a ragione considerati i Crass, band inglese anarco-punk di fine anni Settanta, creatori della Crass Records, casa di produzione indipendente che produceva-distribuiva tutti i supporti culturali della propria scena.
L’esperienza DIY si è diffusa enormemente dai primi anni Ottanta, divenendo una vera e propria scelta di vita per molti giovani.
Lo spirito DIY si concretizza con le fanzines, giornali autoprodotti che contengono interviste, recensioni ed opinioni su temi a carattere politico-sociale. L’autoproduzione non è solo un modo per calmierare i prezzi, ma va a costituire anche la possibilità di mantenere una propria identità artistica, senza censure.
Controcultura giovanile dalle fanzines cartacee ai blog
L’etica DIY trova, nell’attuale evoluzione tecnologica, un tessuto nervoso vibrante e ricettivo. Grazie alla peculiarità anarchica del World Wide Web, il materiale artistico (che sia musicale-letterario-politico-sociale-figurativo) può circolare in modo libero. Chiunque può creare un blog gratuitamente e pubblicare le proprie opere senza limitazioni, mostrare al mondo il suo punto di vista.
Se c’è una cosa che accomuna il lavoro dei “fanzinari” di ieri con quelli di oggi è la passione, che si trasforma in ricerca, studio della realtà culturale di riferimento. Occorre rimboccarsi le maniche, darsi da fare: il cartaceo con l’impaginazione, la stampa, la distribuzione; il virtuale con la promozione sui social network, la creazione e gestione di una community e le digital pr.
Adottare lo spirito DIY come stile di vita sembra essere, nel contesto attuale, una necessità per approcciarsi in maniera diversa alla cultura e alla quotidianità.
Cerca strade alternative, apri la mente. Se hai un’idea, parole inedite, canzoni mai suonate, immagini riflesse, potresti diffonderle come un creativo virus.
Mettiti in gioco, rischia, alzati dal divano, butta via le pantofole.
NO COPYRIGHT SUL TUO CERVELLO.
Questo voleva essere solo un modesto stimolo per reagire, l’argomento sarebbe immenso, le realtà da raccontare, innumerevoli, i gruppi da citare, troppi. Se ti è venuta voglia di saperne di più, ecco alcuni consigli musical-letterari.
ALBUM DEGNI DI NOTA:
– Fresh fruit for rotting vegetables, 1980, Dead Kennedys
– Penis Envy, 1981, Crass
– Ramones, 1976, Ramones
– Rocket to Russia, 1977, Ramones
– London Calling, 1979, The Clash
TESTI:
-Costretti a sanguinare, romanzo sul punk 1977-84, di Marco Philopat, Shake Edizioni
VIDEO:
– Punk, creatività e rabbia, a cura di E: “Gomma” Guarneri, Shake Edizioni: 5 documentari, due ore di immagini e musica, tutti ambientati a Milano. Una video-testimonianza sull’esperienza del Virus (uno dei collettivi punk più attivi della Milano degli anni ’80) realizzato nell’83, proseguendo con un film sulla contestazione da parte dei punk a un gruppo di sociologi che nel 1984 organizzarono un convegno sulle “bande spettacolari giovanili” e molto altro.