Eccoci al consueto appuntamento con la rubrica Cafè d’Autore. Protagonista del mese è una scrittrice, anzi due. Il libro “Una patriota nell’harem tra Asia Minore e Siria” è una chicca della casa editrice ed è la prima traduzione assoluta in italiano di una storia del 1852 che parla dell’Asia Minore dell’epoca. L’autrice, Cristina Trivulzio di Belgiojoso, ovviamente non è più tra noi, ma la curatrice del testo, Francesca Allegri, le ha dato nuova vita, grazie alle sue parole.
A tu per tu con l’autrice
Cristina Trivulzio di Belgiojoso è stata una patriota, giornalista e scrittrice italiana che ha partecipato attivamente al Risorgimento. Nobile di origini e dall’animo inquieto. Dopo la disfatta della Repubblica Romana nel 1849 Cristina, che era stata una delle animatrici di quella rivoluzione, fugge. E qui comincia il suo viaggio.
Il romanzo: “una patriota nell’harem tra Asia Minore e Siria
Cristina lascia l’Italia e si imbarca con la giovane Maria, sua figlia, e la governante Miss Parker, per Malta. Qui rimane per poco tempo, l’isola è piccola e poco adatta all’inquietudine che sempre caratterizzerà la vita e l’animo della Principessa.
Da Malta si reca prima in Grecia e poi a Costantinopoli. Già questa sua prima scelta mostra un certo carattere di originalità, anche se la Turchia all’epoca offriva rifugio a esuli europei di varie nazionalità.
Cristina, con grande imprevedibilità, cambia di nuovo rotta e sceglie la Turchia interna, non paga di fermarsi a Costantinopoli, la più europea delle città turche. Una volta in Turchia la Principessa viene, infatti, riafferrata da quello che era stato, e rimarrà per tutta la sua vita, un suo grande amore: quello per la terra. A Locate, dove i Trivulzio avevano molti possedimenti e dove era tornata quasi stabilmente dopo i dieci anni di esilio francese nel 1840, Cristina aveva iniziato, compatibilmente con le possibilità della sua errabonda vita, una serie di riforme atte a migliorare le condizioni dei contadini, convinta che questo avrebbe anche notevolmente aumentato la rendita dei suoi possedimenti.
Una volta giunta in Asia Minore, preferisce lasciare la grande città e comprarsi una fattoria nei dintorni di Ankara, in un luogo che definirà in seguito delizioso, a Ciaq-Maq-Oglou: la Valle del figlio della pietra focaia. Qui potrà fondare una colonia agricola modello e dare asilo ai rifugiati politici soprattutto italiani. Progetti che, naturalmente, in poco tempo mostreranno tutta la loro inconsistenza.
Ma la pace dura poco, nel 1852 si pone a Cristina un problema che evidentemente la assilla profondamente; la figlia Maria, ormai tredicenne, non ha ancora ricevuto la prima comunione e nella Valle Della Pietra Focaia è piuttosto difficile reperire un prete cattolico. La soluzione più ovvia sarebbe naturalmente quella di andare a Costantinopoli dove certamente si poteva riparare alla bisogna, ma la Belgioioso sicuramente non fa mai scelte scontate. Pensa quindi di dirigersi con una numerosa compagnia a Gerusalemme, dove la ragazza potrà comunicarsi e lo farà durante la settimana santa. Il viaggio continua, ma non voglio rivelarti troppo.
Un’indagine sulle condizioni di vita in Medio Oriente nell’Ottocento
L’opera riveste un’importanza fondamentale per la conoscenza delle condizioni di vita in Medio Oriente all’epoca, perché Cristina, da grande giornalista, guarda con penetrante spirito di osservazione il mondo che la circonda e, in quanto donna, ha accesso a luoghi normalmente preclusi ai viaggiatori uomini, per esempio gli harem.
Il suo sguardo lucido, ironico, attento e scevro da pregiudizi ci presenta un Vicino Oriente privo di romanticherie e di orpelli, nella sua grandezza e nella sua miseria.
Cristina, pur non superando i limiti della sua epoca e delle sue radicate convinzioni in materia di religione, scopre una realtà incomparabilmente diversa da quella occidentale e il suo pellegrinaggio diventa un modo di riflettere sulla condizione femminile tanto all’ovest quanto all’est, concludendo, in maniera assai pessimistica, che le donne hanno ben poca speranza di emancipazione.
La curatrice
Francesca Allegri. Docente di Lingua e Letteratura Latina ed ex-direttrice della Biblioteca di Casa del Boccaccio, ha pubblicato saggi divulgativi su Certaldo e su Boccaccio. Ha ideato e coordinato il progetto Le Case della Memoria per la Regione Toscana e compilato il censimento di dette Istituzioni culturali. Collabora con la rivista De strata francigena e il Centro Studi Romei.
Tra le sue numerose pubblicazioni: Boccaccio e francigena (Certaldo, 2008), Storie misteri e leggende lungo la via francigena (Firenze, 2009), Storie misteri e leggende lungo la via francigena del sud (Firenze, 2011), Donne e pellegrine, dall’antichità al medioevo, Milano, 2012), Storie e leggende a tavola (Firenze, 2013).