Questa settimana è venuto a trovarci l’autore Marco Miele per la nostra rubrica Nota Bene. Il racconto si intitola THE PERSUADERS. Buona lettura e buon ascolto.
Paolo si mise a correre, non sapeva bene perché.
Correvano tutti, anzi no: scappavano!
Da chi? Perché tutta quella gente che si affannava? Tutta nella solita direzione, poi…
La fermata della metro di Kensal Green era ormai lontana, la fuga collettiva lo aveva allontanato dalla sua meta.
Da casa di sua zia, nel bel quartiere di Londra, doveva andare a scuola a Green Park.
“Che cazzo è successo? Perché scappano tutti? Perché questo fiume di persone?”
Correvano tutti verso Portobello Road, lontano dalla stazione della metro, mentre di solito è il contrario. Paolo non capiva che le imprecazioni, e poco anche quelle, giusto l’internazionale fuck, al massimo shit… che le altre erano bad words lo capiva, ma solo dal suono.
Scappava veloce, e non capiva nemmeno bene dove, visto che era praticamente in balìa della folla. Le sirene si sentivano in lontananza. Sempre più lontane. Si stavano allontanando anche dai mezzi della polizia. Non scappavano dalle forze dell’ordine, anche se non poté non pensare alla carica subìta alcuni giorni prima in Trafalgar Square, quando si era unito a un gruppo di compagni di corso che a loro volta si erano uniti a un altro gruppo di studenti che alla fine erano qualche migliaio, ed era stato grazie al telegiornale del giorno dopo che aveva capito che involontariamente si era aggregato a una manifestazione di disoccupati che aveva messo sotto assedio la famosa piazza.
Lui, si era unito solo a un paio di birre in mano a un paio di ragazze: gli sembrava una bella atmosfera, e quel brusio denso gli piaceva… poi aveva sentito il rumore, e anche l’odore, dei cavalli della polizia inglese che caricava i manifestanti… e poi si era messo a correre. La zia glielo aveva detto che Londra era una città tutta di corsa.
Ma ora non stava scappando dalla polizia, anzi lui scappava e la polizia sembrava andasse nella direzione opposta.
Paolo decise di smettere di correre e provare a capire cosa stava succedendo e se avrebbe fatto in tempo a prendere un’altra metro per arrivare a scuola. La lezione cominciava alle 10 esatte e se non fosse arrivato in tempo avrebbe dovuto saltare la prima ora ed entrare alle 10.50.
Le auto della polizia scortavano dei grossi furgoni neri, che sembrava contenessero un sacco di gente, e che andavano esattamente nella direzione da dove Paolo era partito.
“Chi ci sarà ?” pensava, distratto dalla confusione e dalla necessità di cercare una stazione vicina per arrivare almeno in Picadilly e poi proseguire, ovviamente di corsa, fino a scuola. “Proviamo Bayswater,” pensò. “Non è lontana, se corro…” e via ancora a gambe levate, più che a imparare l’inglese sembrava che Paolo si preparasse per la maratona di New York.
Niente da fare: più si avvicinava alla stazione della metro, più incrociava un altro flusso di persone che scappava in direzione opposta.
– Che palle! – urlò in italiano della crusca.”Tanto non mi capisce nessuno,” pensò, ma fece alla svelta a cambiare idea.
– Cretino, che cazzo fai? –
Evidentemente questo aveva studiato più di lui.
– Dobbiamo allontanarci dalla metro, scappa idiota! –
– Scappare dalla metro? – pensò a voce alta – Ma io devo prenderla! – – Sì, certo – rispose un altro italiano, anche lui di corsa. – C’è una bomba sulla linea, e gli artificieri stanno provando a disinnescarla. CORRI! –
Paolo corse, con il fiume di persone che si allontanava dalla stazione. Tutte le stazioni in quella zona sarebbero state chiuse fino a sera, quando Paolo riuscì a prendere l’ultimo treno per Londra centro.