Il terzo ospite “epico” della nostra nuova rubrica è Stefano Pochini, appassionato lettore e abilissimo scrittore di letteratura di genere.
N.B= Si consiglia di far partire la musica e cominciare a leggere, possibilmente senza essere disturbati da nessuno 🙂
Lame di luce filtrano tra i rami e disegnano chiazze dorate sul sentiero. Sembrano indicarmi la via, ma non sanno che la conosco bene, che in tutti questi anni non l’ho mai dimenticata. Eppure sono incerto su cosa troverò alla fine di questo dolce declivio; ormai mancano pochi passi e le mie gambe si mettono a correre. E poi sono in cima. Mi fermo, quasi incredulo di essere finalmente arrivato. La mia valle. Il bosco si dirada, lasciando che i raggi tiepidi del sole di metà mattino lambiscano i campi smeraldini e si riflettano danzando sulle acque allegre del ruscello; e sull’altra sponda, le casette dai muri bianchi di calce e i tetti di ardesia grigia.
Il mio paese è ancora lì, identico a come lo custodivo nei miei ricordi. Mi rimetto in cammino e lungo il sentiero riconosco la vecchia quercia, il punto più lontano da casa che potevo osare raggiungere da bambino. C’è ancora la pietra su cui mi sedevo ad aspettare mio padre quando tornava con il carro dal mercato della contea. C’è anche il vecchio Marley, nel suo campo, con la testa pelata come le sue zucche, quelle che mi divertivo a rubargli da ragazzino. Pure lui sembra rimasto uguale, ma io non devo fargli lo stesso effetto, mi guarda serio con la bocca storta e le labbra arricciate come usa fare con gli stranieri. Posso capirlo se non mi riconosce.
Questa folta barba non nascondeva la mia faccia e non vestivo questa divisa rossa lacera e sporca cinque anni fa, quando partii. Chissà se non mi riconoscerà più neanche lei. Eppure è per lei che sono andato per il mondo a conquistare paesi in nome di sua maestà, illudendomi di diventare ricco e darle una vita migliore. E invece ho trovato solo violenza e morte. Ora lo so che nessun tesoro vale quanto l’amore di chi hai dentro al cuore.
E lei è ancora nel mio. Chissà se io sono ancora nel suo o se gli anni di lontananza l’hanno cambiata, se il suo amore per me è svanito. Ma è per lei che sono partito e per lei ora ritorno, solo per lei.
Dio, quanto mi sono mancati i suoi occhi sorridenti, le sue labbra morbide, le sue mani sottili. Forse è troppo tardi per tornare, forse non mi sta più aspettando; e anche se lo facesse, non ho niente in più da offrirle di quello che avevo prima di partire: me stesso. Chissà se le basterà ancora…
Vedo il vecchio ponte di pietra grigia, dove per gioco ci demmo il primo bacio ancora ragazzini. Sull’altra sponda qualche paesano si è accorto di me, mi guarda. Sarò un illuso, ma cerco tra quelle sagome sperando che una possa essere la sua… e c’è davvero! Il cuore mi batte forte come un ragazzo mentre la vedo uscire dal gruppo e avviarsi sul ponte, il passo sempre più svelto. Ora corre verso di me. Con gli occhi pieni di lacrime mi metto a correre anch’io. Tra pochi attimi sarò tra le sue braccia.
Sono tornato.
Grazie Stefano, siamo felici che tu sia tornato!