Ecco un altro racconto tratto dal libro “Gente di un certo (dis) livello – Manuale di sopravvivenza nella giungla metropolitana”.
La Gente da Balera abbraccia la vita con lucidi pantaloni di raso e abiti traboccanti di pailettes. Ha un’età indefinita, ma è sicuramente giovane dentro.
Le donne da Balera nascondono la propria carta d’identità come un tesoro, solo all’anagrafe sanno. Esse affermano infatti di avere 50 anni ormai da oltre una decade.
Gli uomini da Balera hanno invece, come tratto distintivo, i capelli tinti di un rosso rame tendente al ruggine, talvolta accompagnato da estrosi toupe’ ricci o leggermente ondulati.
La G.d.B vive tutta la sua settimana in funzione dell’evento serale o pomeridiano che li farà volare in alto! Bisogna fare, però, delle distinzioni: all’interno della Gente da Balera vi sono due sotto-categorie. Ci sono il Pubblico e l’Orchestra da Balera; l’uno esiste in funzione dell’altro.
L’Orchestra da Balera è composta da numerosi elementi, che fanno più o meno finta di suonare. Tra loro spicca una splendida figura di sesso femminile. Una bella ragazza dagli abiti vivaci che è di solito costretta a lottare con i coltelli per schivare avances indiscrete e
dentiere volanti. Ogni giorno del suo estenuante tour la nostra giovane cantante si trova ad affrontare gli imbarazzanti cartelli della toilette da Balera: “Si prega di non gettare i pannoloni nel WC’’ ed è cosciente che a fine stagione dovrà prenotare un ciclo di psicoterapia per ritrovare la sua identità. La coppia classica da Balera invece, danza con la leggiadria del giaguaro muschiato, roteando nella sala senza sosta e cercando di non sbattere contro gli altri ballerini, in una sorta di autoscontro umano. Molti, tra la Gente da Balera, affermano che il liscio sia morto, in nome delle nuove tendenze latino-americane.
I puristi, però, non ci stanno; i balli di gruppo non sono altro che passatempi per stupidi principianti. Loro credono fermamente nelle estenuanti maratone corpo a corpo e così, il rituale della Gente da Balera si ripeterà come un disco rotto, fino all’ultimo casché.
Consiglio musicale: Raoul Casadei, “E viene il sabato e poi domenica/Alle Hawaii” , 1977
Illustrazioni: Diego Dari, http://www.diegodari.it