Questo 2014 comincia con un’altra donna, signore e signori, ecco a voi la
Tipa da Ziggy’s di gennaio:
Silvia Manganelli,
graphic designer toscana dai colori prettamente
rock.
Se tu dovessi fare un bignami di te, quale sarebbe la storia?
Una volta ogni due o tre mesi faccio una compilation, da ascoltare a volume esagerato e fastidioso per tutti i miei sfortunati vicini di casa. Non riesco a raccontare me stessa in modo migliore, quelle 15 canzoni mi rappresentano. Tutto ciò che è successo prima non lo ricordo. E anche se ogni tanto qualche flashback mi tira un orecchio gli volto le spalle e penso che sia nella giusta posizione per baciarmi il culo.
Nel tuo lavoro traspare una forte contaminazione con la musica rock. Cosa rappresenta per te la musica?
E’ una chiamata, una specie di convocazione quando suonano le “campane dell’inferno”, solo alcuni di noi la ricevono. E’ desiderio di elevarsi, assoluta necessità di trovare una forma espressiva che ti pervada totalmente. Mi ricorda ogni giorno che possiamo essere di più. Ho caricato di concetti mistici la musica, è un così poetico modo di vivere, non potrei fare altrimenti. Provoca visioni di personaggi astratti, ispira combinazioni di colori, da forma a oggetti, accosta i tessuti.
“E’ linguaggio universale, la forza che mi guida, gloria divina, le ginocchia si piegano e la lingua confessa” (Mother love bone)
Cosa vorresti fare da grande?
Da piccola volevo fare la giornalista, però quando la maestra me lo chiese le risposi: La Brigatista. Lo avevo sentito in televisione, mi affascinava, non sapevo neanche cosa fosse. Ovviamente i genitori furono chiamati a colloquio, mi sento ancora in colpa. Ora penso seriamente che da grande vorrei fare tutto quello che sto facendo, senza sosta. Disegnare le copertine dei dischi, fare la promozione dei tour e degli album. Ho studiato design di moda, e quel mondo mi attrae ancora. Ho fatto la costumista, e vorrei farlo per i videoclip musicali, curare l’abbigliamento, l’immagine dei musicisti.

E poi ci sono i
fumetti, il sogno nel cassetto è essere una magaka, realizzare un anime,inventare personaggi a cui affezionarsi come se fossero reali.
Ma soprattutto, da grande, vorrei essere Sophie, la ragazzina oppressa da una maledizione che viaggia nel Castello errante di Howl, un mago, ma anche una sorta di principe, Sophie lo libera. Ed è tremendamente romantico.
Pensi che in Italia si dia abbastanza riconoscimento ai giovani creativi?
Senza dubbio i riconoscimenti, gli incentivi, la promozione della creatività in Italia è carente, ma c’è anche tanta retorica in questa affermazione. E’ mediocre l’idea che possano venire fuori i geni di stato, i menestrelli finanziati, i poeti ministeriali. Il sostegno agli artisti cosa è? Un sussidio sociale?
Continuiamo a servirci della musica per parlare di te. Se tu potessi definire la tua vita con 10 canzoni, quali sceglieresti?
E’ una domanda difficilissima, rischia di essere una compilation piena di contraddizioni, ma è anche la mia natura.
– “Man size” di PJ Harvey. E’ un brano sulla femminilità, inquieta e sfuggente. E’ il desiderio profondo di estirpare la femmina da dentro per essere libera. Dalla vanità, dal bisogno dell’approvazione maschile, dalla sessualità complessa.
– “Raearviewmirror” Pearl Jam. Perchè amo i Pearl Jam come poche altre cose al mondo, questa canzone l’ho sentita la prima volta quando avevo 14 anni ed ha un’enorme forza positiva, Lo specchietto retrovisore di Eddie Vedder guarda nel futuro, riflette al contrario.
– “Man in the long black coat” Bob Dylan. E’ il male, la corruzione della coscienza, è l’incapacità di trattenere il proprio destino nel palmo di una mano. La ragazza fugge con un misterioso uomo dal lungo cappotto nero, forse un predicatore, forse un impostore.
– “Atmosphere” Joy Division. E’ la canzone dark per eccellenza, una marcia solenne verso la vita-morte.
– “Candy’s room” Bruce Springsteen. Per arrivare al cuore di Candy bisogna attraversare l’oscurità, “There’s a sadness hidden in that pretty face. A sadness all her own from which no man can keep Candy safe”
– “Pissing in a river” Patti Smith, una canzone d’amore alla Patti Smith, viene dalle viscere.
– “Trains” Porcupine Tree. Non so a chi o cosa si riferisca, io sentendola rivedo la me stessa bambina, davanti alla prima sensazione di smarrimento.
– “You can’t always get what you want” Rolling Stones. Gli Stones sono l’essenza del rock n’roll, e il messaggio positivo di questa canzone è evidente.
– “Pennyroyal tea” Nirvana. La formazione, l’adolescenza, è tutta racchiusa nella breve discografia dei Nirvana.
– “The Materplan” Oasis, la grazia e l’eleganza della semplicità.

Qual è la tua citazione preferita?
“È importante che di tanto in tanto, o anche spesso, i libri ci deprimano, i film ci mettano alla prova, i dipinti ci lascino scioccati e magari la musica ci lasci interdetti. Ma è proprio necessario che lo facciano sempre? Ogni tanto non possono consolarci, sollevarci, ispirarci, commuoverci e rallegrarci? Per favore! Solo ogni tanto, quando abbiamo avuto una giornata proprio di merda.”
Grazie della compagnia Silvia, torna a trovarci e tienici aggiornati sui tuoi progetti 😉
Stay tuned! 🙂
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